“La sera del 20 agosto 1865, vigilia della festa della santa madre di Chantal, nuovamente riunite nella mia camera, in chiusura degli esercizi, fecero tutte e due nelle mie mani i tre santi voti …
Ecco il giorno, ecco la circostanza in cui, senza neppur pensarlo, ebbe inizio la congregazione!
Da quel momento cominciammo a vivere fra noi da vere religiose”.
Con queste parole, Gaetana Sterni racconta l’inizio della nostra congregazione. E nel suo testamento spirituale sottolinea:
“Io non fui colei che ha istituito la Congregazione, ma solo un debole strumento di cui si servi il Signore per l’esecuzione delle sue divine disposizioni; in quanto a me, non feci altro che seguire le vie, e chissà quanto imperfettamente, che la divina provvidenza mi tracciava dinanzi, per cui a questa solo si deve attribuire l’esistenza della Congregazione”.
Il 18 maggio 1875, il Vescovo di Vicenza approva le prime regole, e il 10 luglio 1934, il papa Pio XI riconosce la Congregazione di diritto pontificio con il nome “Suore della Divina Volontà”.
Alle prime compagne se ne aggiungono altre, animate dal medesimo spirito.
I primi decenni della vita della congregazione, dopo la morte della Fondatrice, sono profondamente segnati dalla sua presenza spirituale e dal suo influsso carismatico.
Le sorelle, pur nei limiti della loro povertà, incrementano i servizi iniziati con lei ma cercano, sul suo esempio, di essere attente ai bisogni nuovi, e di rispondere in modo creativo.
Danno inizio anche fuori Bassano a collaborazioni diversificate con Istituzioni pubbliche, ecclesiastiche e laicali, mantenendo la caratteristica di non avere opere di proprietà. Vivono momenti di enorme difficoltà economica che affrontano con serenità e grande fiducia in Dio.
Fin dalle origini esse hanno dato risposte concrete a necessità reali del tempo, docili alla volontà di Dio che le voleva a servizio dei poveri del ricovero, ma le spingeva anche al di fuori di esso.
Durante la prima e la seconda guerra mondiale, alcune suore seguono la sorte delle popolazioni sfollate, mentre altre rimangono nella zona del fronte e si impegnano per l’assistenza ai feriti negli ospedali militari.
Secondo l’indicazione di Gaetana, che le sollecitava ad essere “disposte a tutto sacrificare pur di giovare il prossimo bisognoso in tutto quello che il Signore avesse a volere da loro”, continuano il loro servizio sotto i bombardamenti, nell’aiuto da dare a perseguitati, fuggiaschi e clandestini, condividendo la mancanza di risorse e di sicurezza degli indigenti, come pure la ricerca di collaborare con quanti cercano il bene, oltre le contrapposizioni religiose, ideologiche o nazionalistiche.
Nel dopoguerra la gente vive una situazione di grande povertà. In un quadro socioculturale che cambia, si trova ad essere ideologicamente divisa; il Paese e le Istituzioni sono attraversati da contraddizioni e conflitti. Cambiano anche i bisogni e le richieste, che sono tante e diverse. Per rispondervi le sorelle sono indotte a utilizzare in modo alternativo molte delle loro abilità e professionalità, esprimendole in collaborazioni allargate e nuove, in attività sempre più organizzate e istituzionali.
Realizzano cambiamenti esigenti nelle forme di vita e di servizio, vivendo in luoghi di missione e di frontiera, inserendosi nelle zone e ambienti meno serviti, nei quartieri popolari e nelle grandi periferie.
Agli inizi degli anni sessanta ci sono le condizioni ecclesiali ed interne alla congregazione per estendere queste collaborazioni anche all’estero.
Ed è in questo periodo che la Congregazione decide di spingersi fuori dall’Italia. Questo immette elementi nuovi nell’essere della Congregazione, nel suo modo di concepirsi e di esprimersi, di stare nel mondo e nella Chiesa. Inizia un processo di trasformazione nuova, forse inedita per le suore di allora, che contribuisce a sviluppare una fisionomia specifica nella congregazione.
Ancora oggi la Congregazione fondata da Gaetana Sterni, cerca di cambiare per essere al passo della realtà, camminando in particolare con chi fa più fatica, facendosi attenta e adattando in continuazione il suo servizio.
Questo dono prezioso imita lo stesso impegnativo cammino vocazionale di Gaetana: l’essere pellegrine sulle strade del mondo, con le poche certezze della fede, con una bisaccia riempita solo dalla convinzione che idee e persone buone si possono trovare ovunque, e che il vangelo racchiude una verità che può conquistare il cuore di ciascuno.
La femminilità ci domanda di esprimere una qualità di vita e di rapporti; domanda comunità aperte, duttili, accoglienti, capaci di riconoscimento e accettazione dell’umanità, soprattutto quando essa è limitata e ferita.
In tanti anni di vita vediamo che i segni dell’opera del Signore tra noi sono stati molti, che ci hanno spinto ad andare avanti, verso nuove povertà, nell’ascolto della voce che proveniva dalla storia e dalle storie degli uomini.
Ancora oggi continuiamo a guardare avanti, con fiducia, perché siamo certe che il Signore cammina con noi, non si smentisce, e porta a compimento quanto lui stesso ha iniziato con Madre Gaetana per manifestare il suo amore, il suo prendersi cura delle persone.
La nostra fiducia è forte anche perché camminiamo con la gente, la gente cammina con noi; condividiamo l’impegno con tante persone.