La Galilea, luogo dell’interiorità e della missione
Maggio 2018
Il ritiro di questo mese ci aiuta a riflettere sulla “Galilea” come luogo di interiorità e di missione. Per la riflessione prenderemo in considerazione alcuni aspetti:
- Interiorità e missione di Gesù.
- La valorizzazione umana e spirituale dell’interiorità.
- L’interiorità del discepolo di Gesù.
- Gaetana, “stava con la sua anima” e “stava con Gesù”.
- La Missione nella nostra “Galilea”.
Interiorità e missione di Gesù.
San Marco, l’evangelista che ci accompagna nella liturgia domenicale di quest’anno, già al primo capitolo del vangelo ci presenta il ministero di Gesù nella Galilea. Possiamo vedere fin dall’inizio di questo racconto l’agire di Gesù, le sue scelte, le sue parole, il suo stile.
Dopo la chiamata dei primi 4 discepoli, “camminando lungo il mare della Galilea”…, l’evangelista Marco ci presenta una giornata tipo di Gesù.
Dal Vangelo di Marco – 1,21-34
21Giunsero a Cafarnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. 29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni.
30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano.
Percorrendo questa giornata di Gesù, vediamo che:
A Cafarnao, di sabato, Gesù entra nella sinagoga e insegna con autorità. Lì, con coraggio e novità, libera l’uomo posseduto dallo spirito del male che lo tiene schiavo. C’è stupore tra le persone presenti sia per il suo insegnamento, sia per il gesto di liberazione compiuto. Presto la fama di Gesù si diffuse nei dintorni della Galilea.
Poi, nella casa di Simone e Andrea, Gesù guarisce la suocera di Simon–Pietro ammalata. Questa alzatosi dal letto, si mise a servirli.
La sera, dopo il tramonto del sole, “tutta la città” era riunita davanti alla porta. Gli portavano i malati, gli indemoniati… Gesù li guari tutti e scacciò molti demoni.
Mc 1,35: “Gesù , al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava”.
Non è trascurabile il fatto che Gesù preghi durante la notte. È nella solitudine, nel silenzio e nella preghiera che Gesù riflette sulla sua giornata, sui fatti accaduti. Mette la sua vita e i suoi avvenimenti quotidiani davanti al Padre. Attinge alla sorgente della Parola, per trovare saggezza, luce, forza.
Gesù vive sempre in relazione e comunione profonda con il Padre. Per lui preghiera e contemplazione sono insieme, principio e fine di ciò che ha fatto e di ciò che sta per fare.
Gesù è in ascolto del Padre, per comprendere la Sua Volontà e, tenendo lo sguardo fisso su di Lui, passo dopo passo, discerne le scelte concrete, per capire come vivere la Missione.
Mc 1, 36-39
“Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: “tutti ti cercano!”. Egli disse loro: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!” E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni.
Sulla bocca di Simon-Pietro, portavoce degli altri discepoli, vediamo la tentazione del successo, che i discepoli mettono al centro: “tutti ti cercano”. Gesù non vuole il successo personale, neanche a fin di bene. Cerca di far capire ai suoi discepoli la falsa interpretazione della sua missione che non è quella di “fare dei miracoli”. Lui “è uscito dal Padre”, per portare la buona notizia a tutti i fratelli. Gesù sa chi è, e anche che cosa è venuto a fare nel mondo, ma non sa “il come”; questo lo comprende giorno dopo giorno.
Anche in altri passi del vangelo leggiamo che Gesù non subisce le pressioni della gente. Conduce la sua vita senza chiuderla a ciò che ha già fatto, o a ciò che farebbe; al contrario domanda sempre di “andare oltre”, andare incontro ad altri e ad altro. Questo sta a cuore al suo ministero e rappresenta una sfida, un nuovo stile, che la comunità dei discepoli di ogni tempo è chiamata a vivere: “andiamo all’altra riva.”
La valorizzazione umana e spirituale dell’interiorità
Innanzitutto dobbiamo considerare che “la vita interiore” è importante per la vita dell’uomo. Potremmo dire che è una chiamata, un appello fin dall’inizio della sua creazione.
Secondo la Bibbia, la storia della salvezza inizia con l’appello rivolto d Abramo: “va’ verso te stesso” (Genesi 12). Nel passo d’Isaia 46,8 troviamo: “ritornate al vostro cuore”. In Efesini 5,14 troviamo: “svegliati tu che dormi”. Non si tratta di una voce che viene dal di fuori, ma di un’esigenza interiore e intima.
È il bisogno che noi esprimiamo e lasciamo emergere quando diciamo di aver bisogno di fermarci, di pensare, di ritirarci un po’ in solitudine, di “fare uno stacco”… Allora noi obbediamo a un appello che sorge dal nostro profondo. È chiaro che questa vita interiore non si oppone alla vita esteriore, ma piuttosto alla dissipazione, alla dispersione, al non senso, al disordine, alla distrazione. La vita interiore è il compito di chi assume la propria identità e verità (umana e cristiana) come mandato da adempiere con responsabilità. Non siamo chiamati a imitare, ma ad essere il nostro nome e il nostro volto, a realizzare la nostra unicità.
La vita interiore è essenziale alla persona, per umanizzarsi, per realizzare la propria vocazione profonda.
Il processo di interiorizzazione comincia con l’attivare la capacità d’intrattenere un dialogo all’interno di sé, di riflettere sulla propria vita, integrando gli apporti-esperienze esterni, di assumere “il vissuto” come materiale da elaborare, di stabilire un sistema di valori in base al quale dar senso alla propria vita.
La vita interiore è necessaria per vivere la nostra identità e libertà. È libero chi conosce e gestisce se stesso, e nutrendo un giusto rapporto con la realtà del mondo e della storia, scopre nel futuro motivi di speranza. Dalla qualità della vita interiore dipende la qualità della vita personale, delle relazioni affettive, di amicizia, sociali e politiche.
È necessario lavorarsi e impegnarsi per ristabilire un primato dell’interiorità; operare per una cultura attenta a salvaguardare questa dimensione essenziale dell’uomo.
Occorre un’ascesi del tempo. Lo slogan “non ho tempo” tiranneggia sulle nostre vite. Il tempo ci sia restituito almeno mediante una disciplina dello stesso tempo.
Occorre inoltre un’educazione all’ascolto: solo diventando capaci di ascolto si diventerà anche capaci di accoglienza e di solidarietà.
Occorre una disciplina alla comunicazione, per ridare valore all’altro, alle parole e alle relazioni.
Occorre un’arte della lettura e della rilettura della vita: la vita interiore si nutre della Parola, di relazioni con altre persone, altri mondi culturali e altre tradizioni religiose che ci hanno lasciato tracce di sé nei loro libri, nei loro fondatori, nelle Scritture.
Occorre accettare ciò che la nostra vita interiore ci rivela: i nostri limiti e le nostre negatività.
La vita interiore è ricerca di luce ed esperienza di illuminazione. È necessario toccare questo fondo buio di sé per arrivare alla luce. Chi non accetta di vedere i propri limiti, non potrà nemmeno iniziare a superarli o meglio forse a traversarli. Se toccare il fondo del proprio cuore è esperienza di morte, la luce che si intravede è ingresso in una nuova vita.
Allora si disvela l’uomo interiore (2 Cor 4,16 ; Rom 7,22; Ef 3, 16 e 1Pt 3,4 ) che parla dell’ “uomo nascosto del cuore”, “l’interno del vostro cuore”. È una vita interiore che dà forza, unificazione, pace, serenità, anche nel declinare delle forze.
L’interiorità e la missione del discepolo di Gesù
In primo luogo quello che caratterizza l’identità del discepolo di Gesù è la fede, cioè l’adesione al Dio unico e vivo, al Dio che Gesù ci ha spiegato, raccontato, fatto conoscere (Gv 1, 18).
L’incontro e la fede in Gesù apre a una vita nuova, una vita interiore, una vita spirituale. Un’adesione a Gesù legata alla sua persona, che è anche obbedienza ai suoi insegnamenti e implicazioni nella nostra esistenza umana.
La vita di Gesù ha raccontato l’amore, è stata amore in azioni. In quanto cristiane e religiose noi siamo chiamate a vivere concretamente questo amore e condividere con le sorelle e con gli altri uomini, cristiani o no, la ricerca di un mondo più umano che apre orizzonti di speranza e di fraternità con tutti.
La vita del discepolo di Gesù “è nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3), perché la sua vita è quella stessa di Gesù, è adottare i sentimenti e i pensieri di Cristo (vedi Filippesi 2,5). È camminare come Lui ha camminato (Gv 2,6), è stare nel mondo in mezzo ai fratelli “facendo il bene” (Atti 10,38), è vivere e morire come lui stesso ha vissuto ed è morto.
Questo significa vivere l’esistenza umana secondo quel “capolavoro” che Dio Padre attende da noi e che ci è indicata nell’amore senza limiti e senza condizioni come l’ha vissuto Gesù, e in ascolto dello Spirito Santo.
Il discepolo di Gesù è colui che ama Gesù, che resta con Lui, che dimora in Lui, che è innestato in Lui, unito come la vita e i tralci (Giovanni 15, 1-8… ).
Sì, Cristo vive nel cuore del discepolo (Gal 2,20), parla nel cuore del discepolo (2 Cor 13,3) e crea la comunione con il Padre (Gv 14,20).
Questa incorporazione in Cristo e di Cristo in noi, è la grande opera dello Spirito Santo “(Gv 14,16) che manifesta i frutti di questo “dimorare” in Dio e che tutti gli altri uomini possono vedere.
Alla persona si disvela l’uomo interiore (2 Cor 4,16 ; Rom 7,22; Ef 3, 16 e 1Pt 3,4 ) che parla dell’“uomo nascosto del cuore”, “l’interno del vostro cuore”. È una vita interiore che dà forza, unificazione, pace, serenità, anche nel declinare delle forze. Se questa vita interiore è presente, forse la persona che è unita a Gesù, che si è consegnata arriverà a fare della morte un compimento, non una fine.
La Missione degli apostoli, dopo la Risurrezione di Gesù
Gli Apostoli sono accusati davanti al sommo sacerdote e gli anziani convocati in sinedrio, questi ultimi dopo l’intervento del fariseo Gamalièle, seguirono il suo parere di lasciare liberi gli apostoli.
Dal libro degli Atti degli Apostoli (5, 40-42)
“Richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà. Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù. E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo.”
Dopo l’esperienza della Risurrezione e dopo la discesa dello Spirito Santo su di loro, gli apostoli non hanno più cercato di proteggere la loro vita, ma di realizzare quello che Gesù attendeva da loro: con generosità e coraggio hanno testimoniato la loro esperienza e annunciato a tutti la “buona notizia della salvezza realizzata da Gesù”, il Figlio di Dio.
Anche a noi oggi, è questa la missione che ci viene chiesta, da vivere nella nostra “Galilea”.
Gaetana “stava con la sua anima” e “stava con Gesù”.
Prima di ogni sua scelta, Gaetana si preparava a capire cosa il Signore potesse volere perché si realizzi il bene. Gaetana si interrogava e domandava al Signore che l’aiutasse a capire cosa fare e come agire, rimanendo nella sua volontà.
In tutta la sua vita, Gaetana ha mobilitato tutte le sue risorse umane e spirituali per rispondere alle sfide del quotidiano. La sua vita interiore era essenziale per umanizzarsi, per realizzare la sua vocazione profonda.
Autobiografia pag. 287-288
« Riguardo poi al tenermi alla presenza di Dio. il modo per me più facile fu sempre quello di riguardare Dio dentro di me; è forse questa la ragione per cui inclinai sempre ad aspirare a Lui più con il cuore che con le labbra. Anche nelle meditazioni, tutte le volte che il Signore mi concedeva d’introdurmi un po’ in esse, mi trovavo sempre bene a stare dentro di me e qui intrattenermi con Dio come avendolo proprio presente […].
Anche trovandomi in una chiesa sacramentale, rarissime furono le volte che l’anima mia si intrattenne conversando con Gesù prigioniero d’amore nel tabernacolo; ma, dopo essermi posta alla sua divina, reale presenza, sentivo di soddisfare meglio il mio spirito ritirandomi entro me stessa, ove mi pareva di trovare il mio Gesù più vicino a me. Se qualche volta il mio pensiero ed affetto si rivolgevano a Dio o come glorioso in cielo o come amante nel tabernacolo, mi sentivo mossa a conversare con Lui vocalmente, ma non rivolgendogli preghiere già formulate, bensì esprimendogli con parole quanto il cuore al momento mi dettava. Così pure, trovandomi a pregare dinanzi all’immagine del Crocifisso nella mia stanza, o me ne stavo tutta occupata dentro di me secondo il mio solito modo, poco curandomi della sacra immagine, oppure, abbracciandomi ad essa, sfogavo a chiara voce il mio cuore ».
La missione nella nostra “Galilea”
Interiorità e missione non sono separabili tra di loro.
Dobbiamo imparare sempre di più che la vita interiore nutre il mio impegno di missione e, viceversa, la mia missione nutre la mia interiorità.
La missione poi è che la vita e il Vangelo di Gesù siano annunciati a tutti. È comunicare che Dio ama e si interessa di tutti gli uomini.
È vivere nel servizio l’attenzione e l’aiuto ai poveri, ai sofferenti, agli emarginati, ai piccoli con dedizione e amore come hanno fatto Gesù e Gaetana.
Per approfondire
Il percorso che abbiamo compiuto, ci ha fatto comprendere quanto sia necessaria l’interiorità per la vita; ci ha fatto comprendere che, per coltivare la vita interiore, dobbiamo chiederci quale senso vogliamo dare alla nostra vita. È questa un’esigenza fondamentale che ci portiamo dentro, espressa o inespressa, fonte di felicità o di infelicità. Una domanda che ci porta all’incontro con il Signore e con i fratelli.
Educarsi all’interiorità, dunque, significa farsi questa grande domanda, ponendosi in una prospettiva di passione per il mondo e non di distanza, di amore per gli altri e non solo di cura del proprio intimo.
Ci chiediamo:
-
Sento il bisogno di costruire rapporto tra interiorità e tempo, tra interiorità e gli altri, tra interiorità e responsabilità, tra interiorità e vita nel contesto?
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Per farlo quali modalità e atteggiamenti mi sento chiamata ad assumere nel concreto e nella quotidianità, nella dimensione interiore e nella missione?
-
Come la vita interiore di Gesù e di Gaetana parlano alla mia vita interiore?