Tutta la vita di Gaetana fu dominata da un’unica idea: quella di fare in tutto e assolutamente la volontà di Dio, il suo beneplacito, come ella amava anche dire.
Una Volontà, però, da riscoprire continuamente, perché insita negli eventi della vita che non sono mai gli stessi.
Gaetana crede che Dio, infinitamente buono, vuole unirla a sé e scopre che ogni realtà è manifestazione e strumento della sua volontà. Questa fiducia non viene mai meno in lei, neppure quando la sua anima è immersa in ogni sorta di afflizioni, di angustie, di aridità e desolazioni:
“Gli dicevo di voler confidare in Lui, per quanto mi credessi in condizione di dover disperare” (AF 350).
“Affidavo interamente a Lui la mia santificazione e la mia salvezza” (AF 316).
Essa si piega costantemente agli eventi, sa resistere inizialmente davanti alle varie situazioni che le si pongono davanti come ostacoli, come costrizioni, ma poi sa sottomettersi senza rassegnazione falsa, ma con lucida coscienza di chi è abbandonato al servizio del Signore.
“Non si agitava il mio Spirito pur nella sofferenza”.
Questo la rende molto vicina all’uomo che vive il rapporto con il Signore in una certa oscurità, l’uomo lasciato solo a cercare Dio.
Dai suoi scritti si comprende chiaramente, che il sogno di Gaetana non era altro che vedere realizzato, dalle future generazioni delle suore del suo Istituto, ciò che lei ha fatto spiritualmente: “assecondare la volontà di Dio tenendo conto degli eventi e della storia” (E.B., Ricordando Gaetana Sterni, 1975).
Ciò la portava ad effondere serenità e pace in qualsiasi stato di vita si trovasse. Prudenza, senso di giustizia anche verso se stessa, delicatezza verso i familiari …, ma non debolezza. Fedeltà al marito defunto, generosità nel perdonare, ma anche tenacia e amore a tutta prova fino ad ottenere la spontanea riconciliazione delle persone fra loro in contrasto.
Gaetana aveva capito che l’obbedienza alla volontà di Dio non poteva che essere obbedienza alla vita, e soprattutto alla vita ferita e bisognosa di umanità.
Dalla fedeltà al Signore, dal suo profondo amore per Lui, dal filiale e confidente abbandono alla sua bontà, infatti, scaturisce il tesoro prezioso della sua carità verso i fratelli.
Sentiva il Signore cha la chiamava a farsi dono agli altri, a divenire strumento disponibile per cooperare alla salvezza delle anime:
“Le altrui miserie ed afflizioni mi toccavano molto il cuore, specialmente se si trattava di ammalati e mi tornava di gran conforto qualunque sacrificio, fatica o sofferenza, pur di poter in qualche modo confortare, soccorrere o assistere chi si trovava in qualunque bisogno” (AF 23).
Si può dire, allora, che l’obbedienza alla Volontà di Dio è stata per Gaetana un andare sempre oltre… Diventare “una” con Dio e con i fratelli” (Gv 17,22), quell’amare perdutamente l’Amore che è come l’approdo di una nave al porto sospirato o l’arrivo calmo di un fiume alla sua foce (F. Scalia, Mani d’uomo hanno toccato Dio, 10).